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Responsabilità sanitaria e COVID-19: la proposta di emendamento al decreto “Cura Italia”

03/04/2020
Silvia Pari

Questo articolo è stato aggiornato dal ritiro della proposta di emendamento. Leggi qui la versione aggiornata.

Fra le numerose preoccupazioni che attanagliano, oggi, il settore della sanità vi è quello di una possibile recrudescenza delle richieste di risarcimento ai danni di strutture e professionisti, per supposte negligenze da imputarsi a questi nella gestione dell’attuale situazione di emergenza sanitaria.

È infatti, purtroppo, di questi giorni, la notizia del proliferare di messaggi, divulgati da realtà legali e/o para-legali, che sollecitano coloro che ritengano di avere subito un danno, legato all’epidemia da Covid-19, a rivolgersi loro per ottenere giustizia.

Queste iniziative sono già state stigmatizzate e condannate da tutti gli attori della filiera (Ordini dei Medici, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Ordini degli Avvocati, Consiglio Nazionale Forense, etc.) ma rimane forte la preoccupazione che, al di là dei claims pubblicitari irriguardosi che qualcuno sta diffondendo, vi possa essere, in effetti, una crescente ondata di richieste risarcitorie, “giustificata” dall’emergenza sanitaria in atto e dalle modalità con le quali la stessa è stata gestita.

Ed ecco che, nel tentativo di arginare questa deriva, è stata presentata una proposta di emendamento – che ha già ricevuto parere favorevole del Governo – al D.L. c.d. “Cura Italia”, con  l’intento di intervenire sia sul versante della responsabilità sanitaria civile sia su quello della responsabilità sanitaria penale.

Detto emendamento, a firma di alcuni deputati del Partito Democratico, prevede, in ambito civilistico, la abolizione, fatta eccezione per i casi di dolo o colpa grave, della responsabilità delle strutture ospedaliere pubbliche e private e dei professionisti ivi operanti.

In particolare, si legge nel testo dell’emendamento, in ragione della novità ed eccezionalità dell’emergenza sanitaria determinata dal diffondersi del COVID-19, in relazione agli eventi dannosi che in essa abbiano trovato causa, la responsabilità civile delle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche o private, e degli esercenti le professioni sanitarie di cui all’articolo 7 della Legge 8 Marzo 2017, n. 24, è limitata ai casi in cui l’evento dannoso risulta riconducibile a condotte poste in essere con dolo o colpa grave».

La norma prosegue, indicando cosa debba intendersi, in particolare, per colpa grave, ossia “(…)  quella consistente nella palese e ingiustificata violazione dei principi basilari che disciplinano la professione sanitaria, nonché dei protocolli o programmi predisposti per fronteggiare la situazione di emergenza (…)».

Molto opportunamente, inoltre, si intende dare rilievo alla circostanza secondo la quale, nel valutare la sussistenza della colpa grave di cui sopra, occorrerà tenere conto della situazione logistica e organizzativa delle strutture sanitarie in relazione al contesto emergenziale, del numero di pazienti sui quali si è dovuto intervenire e della gravità delle loro condizioni, della disponibilità di attrezzature e personale, nonché del livello di esperienza e specializzazione del singolo operatore.

L’emendamento prosegue, poi, sul versante penalistico, affermando che, fermo quanto previsto dall’art. 590sexies c.p. (come introdotto dalla L. n. 24/2017), la punibilità penale del personale sanitario, per gli eventi avversi verificatisi in costanza di emergenza sanitaria da Covid-19, è limitata ai soli casi di colpa grave, da intendersi quale «(…) palese e ingiustificata violazione dei principi basilari che disciplinano la professione sanitaria o dei protocolli o programmi emergenziali eventualmente predisposti per fronteggiare la situazione in essere (…)».

L’approvazione dell’emendamento di cui sopra, già più volte rimaneggiato, dovrà passare, nei prossimi giorni, il vaglio della Commissione Bilancio ma l’auspicio è quello che la norma in esame possa fare il proprio ingresso formale nel nostro ordinamento senza indugi, per dare, almeno, un po’ di respiro a una classe, quella medica, che già sta affrontando pressioni ingenti e inattese e che merita, dunque, di essere sollevata almeno da questa.


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Questo articolo fa parte della rubrica "Emergenza Coronavirus: focus per le imprese". Vedi qui gli altri approfondimenti