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Come gestire la fase 2 della pandemia da COVID-19 nel settore odontoiatrico: le indicazioni (in bozza) del Ministero della Salute

07/05/2020
Giorgia Verlato
Silvia Pari

È ormai da alcuni giorni che si parla della imminente uscita di un documento – a firma dei componenti del tavolo tecnico insediatosi, su proposta del Viceministro della Salute Sileri, il 10.04.2020 – contenente alcune indicazioni operative per la ripartenza in sicurezza dell’attività odontoiatrica in questa Fase 2 della pandemia da COVID-19.

Attualmente si tratta soltanto di una bozza, non ancora validata dal Ministero e, pertanto, al momento non ufficiale, la quale, tuttavia, rappresenta un utile punto di partenza per la riflessione – al netto delle eventuali modifiche che potranno essere introdotte prima della sua pubblicazione – in ordine alle modalità con le quali far ripartire un settore centrale, come quello dell’odontoiatria, che, più di altri, presenta un livello di rischio davvero significativo.

Il documento in esame, composto da cinque capitoli, contiene dettagliate e puntuali indicazioni cliniche e procedurali con riguardo agli standard minimi di sicurezza che gli studi odontoiatrici dovranno adottare al fine di ridurre al minimo il rischio di trasmissione di infezioni, partendo dal presupposto che ogni paziente possa essere potenzialmente contagioso.

I cinque capitoli – che andremo ad analizzare nel dettaglio con articoli dedicati, in uscita nelle prossime settimane – affrontano i seguenti profili:

1. INTRODUZIONE

Il capitolo introduttivo, dopo una disamina scientifica sullo “stato dell’arte” in materia di SARS-CoV-2, individua scopo e ambito di applicazione del documento

Lo scopo è, evidentemente, quello di fornire indicazioni per l’operatività degli odontoiatri affinché questa:
  1. Abbia caratteristiche di sicurezza;
  2. Possa attuarsi a breve termine e ciò in considerazione della circostanza secondo la quale la sospensione delle ordinarie attività di prevenzione e cura in odontoiatria non può protrarsi a tempo indefinito senza determinare un prevedibile danno alla salute orale dei cittadini;
  3. Sia sostenibile e praticabile, nell’ottica di non tradursi in una riduzione della possibilità di accesso alle cure da parte dei cittadini.

Quanto, poi, all’ambito di applicazione, si segnala come le indicazioni operative in questione – suscettibili di successive revisioni in ragione dell’emergere di nuove evidenze scientifiche – vadano ad aggiungersi (e non a sostituire) le procedure standard per i requisiti organizzativi, strumentali e di rapporto con il paziente, già normalmente adottate negli studi odontoiatrici e debbano essere, in ogni caso, calibrate e rivalutate per ogni specifico caso.

2. DEFINIZIONE DI CASO E TRIAGE 

Una volta individuate le categorie di classificazione dei pazienti, secondo il sistema di sorveglianza dei casi sospetti istituito con Circolare del Ministero della Salute n. 1997 del 22 Gennaio 2020 (che prevede la suddivisione in “caso sospetto”, “contatto stretto”, “caso probabile”, “caso confermato”, “paziente guarito”), il documento individua le modalità con le quali procedere a detta classificazione, ossia attraverso il triage.

In tal senso si prevede che, in sede di accettazione si proceda con:

  1. Rilevamento della temperatura con termoscanner o termometro contactless;
  2. Accoglienza da parte di personale protetto, che inviti il paziente a depositare tutti i propri effetti personali prima di entrare nelle sale operative;
  3. Invito al paziente a lavarsi le mani e/o a utilizzare la soluzione idroalcolica in gel o liquida per la disinfezione;
  4. Obbligo per il paziente di indossare la mascherina fino all’inizio della fase operativa;
  5. Compilazione e sottoscrizione questionario COVID.

In tal senso viene sottolineata l’importanza di sottoporre il paziente a un adeguato percorso di informazione e consenso, affinchè lo stesso sia edotto dei protocolli specifici utilizzati per la pandemia, con invito a segnalare eventuali aggravamenti del rischio/aumento della suscettibilità alle forme severe del COVID-19 nel caso specifico, ad esempio in ragione di preesistenti patologie.

3. I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Il capitolo centrale (e più delicato) è dedicato al tema dei dispositivi di protezione individuale dei quali, in considerazione della qualificazione dell’attività odontoiatrica come “attività a elevata probabilità di diffusione del contagio”, si consiglia l’utilizzo a tutta l’equipe odontoiatrica (odontoiatri, ASO, igienisti dentali).

Quanto alle MASCHERINE, sono da ritenersi preferibili almeno quelle di classe FFP2 (soprattutto in caso di pazienti con sintomi respiratori conclamati), mentre quelle chirurgiche sono raccomandate soltanto in sede di accettazione in sala d’attesa, disbrigo delle pratiche amministrative, durante le fasi di lavaggio e sterilizzazione dei dispositivi riutilizzabili; gli OCCHIALI sono consigliati durante le visite su pazienti non sospetti/probabili/confermati, durante le manovre di pulizia ambientale o durante le fasi di lavaggio e disinfezione delle attrezzature di lavoro o dei dispositivi riutilizzabili; gli SCHERMI FACCIALI, invece, sono indicati ogniqualvolta sia prevedibile la produzione di aerosol; si suggerisce l’utilizzo di CAMICI monouso idrorepellenti, associati a cuffia/cappello monouso e guanti, oppure TUTE complete, da sostituire al termine di ogni attività con ogni singolo paziente; le CALZATURE devono essere lavabili e sottoposte a disinfezione alla fine della sessione/giornata di lavoro. 

4. PROTOCOLLI OPERATIVI

Il quarto capitolo è dedicato alla individuazione dei protocolli operativi da rispettare sia nella erogazione della prestazione sanitaria sia nella gestione degli spazi dell’ambulatorio/della struttura da parte degli operatori.

Sotto il primo profilo vengono dettagliatamente indicate le misure volte alla protezione delle superfici, delle attrezzature di lavoro e degli ambienti operativi, alla preparazione del campo operatorio e degli strumenti, alla fase di accoglienza del paziente nel riunito odontoiatrico e alla sua dimissione, al riordino della postazione dopo l’erogazione di una prestazione, alla gestione dei rifiuti, alla disinfezione e areazione ambientale.

La disamina prosegue, poi, elencando le modalità di gestione degli spazi interni alla struttura, quali la sala d’attesa, lo spogliatoio, l’area lunch, i servizi igienici, nell’ottica di evitare qualsiasi azione che possa favorire la formazione di assembramenti.

5. GESTIONE DELLA SALA D’ATTESA E DELL’AREA AMMINISTRATIVA

Il capitolo finale è dedicato alla individuazione di alcune misure di dettaglio per quanto riguarda l’accoglienza del paziente in sala d’attesa (con rilevazione della temperatura, lavaggio delle mani, rispetto delle distanze minime, utilizzo degli appositi DPI sia da parte dei pazienti sia da parte degli operatori, etc.) e la gestione della reception/area amministrativa (ove si ribadisce la necessità che gli operatori indossino adeguati DPI).

Si anticipa, sin da ora, come il servizio di accoglienza dei pazienti e degli accompagnatori (solo se strettamente necessari) assumerà un ruolo fondamentale nella gestione dell’attività odontoiatrica in questo particolare momento storico.

Le misure di prevenzione indicate dallo stesso documento prevedono, infatti, diversi adempimenti attinenti alle misure anti contagio che dovranno eseguirsi tra l’ingresso e il momento successivo all’effettivo accesso in struttura di soggetti terzi (è sufficiente pensare all’eventuale rilevazione della temperatura e/o al triage in office).

Pertanto, il titolare dovrà informare e formare il personale impiegato di tutte le misure adottate e delle cautele da adottare in particolari circostanze, oltre a impartire le adeguate istruzioni per gestire in massima sicurezza e nel rispetto della normativa sanitaria, ma non solo (al riguardo, pensiamo, ad esempio, alla disciplina privacy), i soggetti con cui si interfacceranno nell’espletamento della loro attività lavorativa.


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Questo articolo fa parte della rubrica "Emergenza Coronavirus: focus per le imprese". Vedi qui gli altri approfondimenti