Vuoi ricevere i nostri aggiornamenti?

Registrati per accedere ai contenuti riservati e iscriverti alla nostra newsletter

COP 30 conferma gli obiettivi di produzione di energia pulita: si torna a scommettere sugli impianti fotovoltaici conformi al principio DNSH per le CER

25/11/2025

Si sono conclusi lo scorso 21 Novembre i lavori di COP 30 che ha visto i leader mondiali riuniti a Belem in Amazzonia e torna ad imporsi il dibattito sulle rinnovabili e sugli sforzi che i Paesi devono mettere in atto per arrivare ad una produzione di energia pulita compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione.

Il fatto che ad ospitare i lavori della Conferenza Globale sul Clima sia l’Amazzonia, considerato il “polmone verde del mondo”, suona quale monito ed esortazione per tutti i Paesi a non abbassare la guardia.

E se gli Stati Uniti sembrano fare un passo indietro, la CINA avanza saldamente presentando dati sulla produzione di energia rinnovabili che spiazzano il resto del mondo.

Spetterà ora all’Europa confermare gli obiettivi ambiziosi che si è posta in tema di produzione di energia rinnovabile al 2030, e con l’Europa anche il nostro Paese dovrà continuare ad investire nella produzione di energia verde. Non abbassare la guardia sul clima e promuovere la produzione di energia pulita significa anche diffondere a livello locale la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano, infatti, da un lato uno strumento fondamentale per incentivare la realizzazione di nuovi impianti a livello locale e per promuovere la condivisione di energia pulita a livello di “comunità locale”, dall’altro consentono di avere la garanzia, che la realizzazione di impianti avvenga nel rispetto complessivo dell’ambiente, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici.

Per combattere i cambiamenti climatici ogni intervento deve rispettare il principio DNSH – “Do No Significant Harm ovvero deve “non arrecare danni significativi all’ambiente”. Si tratta quindi del pilastro della Tassonomia UE e della finanza sostenibile che si traduce nel valutare i singoli progetti da finanziare in base a sei parametri definiti dall’Unione Europea che sono:

  1. Mitigazione dei cambiamenti climatici
  2. Adattamento ai cambiamenti climatici
  3. Uso sostenibile e protezione delle acque
  4. Economia circolare – Transizione verso l’economia circolare con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti
  5. Prevenzione e riduzione dell’inquinamento
  6. Protezione e ripristino della biodiversità e della salute degli ecosistemi

A livello nazionale il principio DNSH rappresenta un elemento indispensabile per accedere ai finanziamenti del PNRR. In altri termini, per poter ottenere i fondi del PNRR i progetti devono rispondere ai sei parametri sopra detti.

Il principio DNSH si applica anche agli impianti di produzione di energia rinnovabile: sebbene infatti la realizzazione di un impianto di produzione di energia rinnovabile concorra già di per sé a raggiugere l’obiettivo ambientale di riduzione di C02, è comunque necessario che ogni singolo intervento, se finanziato in tutto o in parte con fondi pubblici, preveda una adeguata valutazione DNSH. Nel caso di progetti finanziato con fondi del PNRR è un obbligo.

Applicare il principio DNSH agli impianti fotovoltaici significa, quindi, che già in fase di progettazione dell’impianto fotovoltaico si devono considerare i sei parametri:

  1. Mitigazione dei cambiamenti climatici” attraverso la dimostrazione della riduzione delle emissioni di CO₂ rispetto a scenari energetici tradizionali
  2. Adattamento ai cambiamenti climatici” che presuppone un’analisi dei rischi climatici futuri, in particolare eventi meteo estremi (grandine, vento, alluvioni, ondate di caldo e aumento delle temperature) con l’implementare misure di adattamento (es. scelta di materiali resistenti alle temperature elevate);
  3. Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche” che, nel caso di impianti a terra, si potrebbe tradurre, per esempio nell’utilizzo di pannelli che non devono alterare la permeabilità del suolo;
  4. Economia circolare” che prevede la scelta di componenti riciclabili e conformi alle direttive europee (es. RoHS, RAEE) e la adozione di un piano dettagliato per la gestione del fine vita dei componenti dell’impianto (moduli fotovoltaici, inverter e batterie)
  5. Prevenzione dell’inquinamento” che si traduce in una progettazione in grado di garantire, ad esempio, la limitazione e il controllo dell’uso di sostanze pericolose nei moduli, oppure l’assenza di dispersioni di oli o sostanze inquinanti
  6. Tutela della biodiversità e degli ecosistemi che significa evitare le aree protette, o habitat sensibili e impegnarsi a misure - di protezione fauna/flora o al mantenimento o ripristino della vegetazione.

 Una documentazione DNSH ben strutturata - presupposto di legge per l’approvazione del progetto e la sua ammissibilità al finanziamento – deve includere:

  • relazione tecnica DNSH per i sei obiettivi ambientali;
  • relazioni sul ciclo di vita dei materiali;
  • certificazioni dei componenti FV;
  • studio paesaggistico/ambientale per installazioni su suolo;
  • dichiarazioni del progettista (sostenibilità, gestione rifiuti, mitigazioni).

Concludendo pare evidente, tuttavia, che l’applicazione del principio DNSH negli impianti fotovoltaici destinati alle CER non sia solo un obbligo normativo (Missione PNRR), ma diventa uno strumento che garantisce alle amministrazioni pubbliche (che ne promuovono la costituzione) di avere garanzie sulla “qualità progettuale” e sulla “tutela dell’ambiente” un binomio vincente cui ogni amministrazione pubblica deve tendere.