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OPEN DATA: gli operatori economici possono finalmente sfruttare i dati della società dell’informazione
D.Lgs. 8 novembre 2021, n. 200
L’Italia ha recepito la Direttiva (UE) 2019/1024 sull’apertura dei dati e il riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico.
Con il D.Lgs 8 novembre 2021 n. 200, anche l’Italia si è dotata di un complesso di norme minimo al fine di promuovere l’utilizzo degli Open Data, garantendone lo sfruttamento economico da parte degli operatori privati nel rispetto dei principi di trasparenza e cooperazione tra Stati membri.
A distanza di qualche mese dal nostro ultimo approfondimento in materia di Open Data e il riutilizzo dell’informazione da parte degli operatori economici (puoi leggerlo qui) è stata infatti recepita la Direttiva UE 2019/1024.
Cosa sono gli Open Data?
La direttiva UE disciplina l’utilizzo dei c.d. Open Data, consistenti in “dati (grezzi) in modo che siano accessibili, riutilizzabili, leggibili con dispositivi elettronici e concessi in licenza liberamente”.
L’obiettivo principale perseguito dall’UE è infatti quello di realizzare il c.d. Digital Single Market, inteso come uno “spazio in cui cittadini e imprese possono accedere liberamente ad attività online e liberamente esercitarle in condizioni di concorrenza leale, indipendentemente dalla cittadinanza o dal luogo di residenza”.
Gli Open Data in Italia
Gli Open Data possono provenire da settori ed ambiti eterogenei, come ad esempio dati meteorologici, genetici, turistici, ambientali, finanziari o relativi all’agricoltura.
Sulla pagina web dell’Agenzia per l’Italia Digitale è possibile consultare il catalogo dei dati aperti della Pubblica Amministrazione aggiornato e suddiviso per aree tematiche, che spaziano dall’ambiente alla scienza e tecnologia, dall’economia e finanze alla salute.
Anche a livello regionale esistono diversi database di Open Data alimentati grazie ad un sistema di raccolta e successiva messa a disposizione dei soggetti interessati per finalità commerciali e non.
L’Emilia-Romagna ad esempio, è stata la prima Regione italiana a condividere i dataset del proprio Portale Turistico nel Catalogo Nazionale delle API Pubbliche del Dipartimento della Trasformazione Digitale, attraverso licenza libera e aperta, senza limiti di utilizzo.
A ciò si aggiungono una moltitudine di cataloghi della Regione Emilia-Romagna che raccolgono dati provenienti dalle più svariate categorie economiche e che trattano diverse tematiche.
Tra questi, a titolo esemplificativo: raccolte di dati sulle farmacie convenzionate presenti sul territorio regionale; dati inerenti il numero di accessi e il numero di prestazioni eseguite presso i Pronto Soccorso della Regione; l’elenco degli alberi monumentali presenti sul territorio; l’elenco delle domande presentate per svolgere attività edilizia suddivisa per Comuni ecc.
Il recepimento in Italia della direttiva sugli Open Data: quali sono le principali novità?
Da un punto di vista formale il D.Lgs. n. 200/2021 va a modificare ed aggiornare il D.Lgs. 24 gennaio 2006, n. 36 di recepimento della Direttiva 2003/98/CE.
1) Le definizioni
Il decreto di attuazione, all’art. 1, comma 3, lett. g), ha recepito e introdotto tre importanti definizioni:
- dati dinamici: intesi come documenti informatici, soggetti ad aggiornamenti frequenti o in tempo reale, in particolare a causa della loro volatilità o rapida obsolescenza (come ad esempio dati meteorologici, ambientali o di traffico stradale);
- dati della ricerca: concernenti documenti informatici, diversi dalle pubblicazioni scientifiche, raccolti o prodotti nel corso della ricerca scientifica e utilizzati come elementi di prova nel processo di ricerca, o comunemente accettati nella comunità di ricerca come necessari per convalidarne le conclusioni e i risultati. Essi sono riutilizzabili a fini commerciali o non commerciali nel rispetto della disciplina sui dati personali;
- dati di elevato valore: intesi come documenti il cui riutilizzo è associato a importanti benefici per la società, l’ambiente e l’economia, in considerazione della loro idoneità per la creazione di servizi, applicazioni a valore aggiunto e nuovi posti di lavoro, nonché del numero dei potenziali beneficiari dei servizi e delle applicazioni a valore aggiunto basati su tali serie di dati.
L’individuazione ed introduzione in Italia di queste definizioni, renderà possibile una disciplina chiara dei dati attualmente diffusi nella società dell’informazione ed un pieno coinvolgimento e conseguente rispondenza agli interessi delle diverse categorie di imprese presenti nel mercato digitale.
2) Richiesta di riutilizzo dei dati
Nel recepire la direttiva UE, è stato disposto all’art. 1 comma 6, che le richieste di riutilizzo e fruizione degli Open Data, dovranno essere esaminate ed evase da parte delle Pubbliche Amministrazioni e degli organismi di diritto pubblico entro il termine di 30 giorni, prorogabile di ulteriori 20 giorni nel caso in cui le richieste siano numerose o complesse.
Inoltre, una volta inoltrata la richiesta di fruizione dei dati, la Pubblica Amministrazione potrà esprimersi con provvedimento:
- favorevole ➔ i documenti richiesti saranno resi disponibili preferibilmente in formato elettronico, e se necessario attraverso licenza;
- di diniego ➔ la PA è tenuta a rendere un provvedimento adeguatamente motivato, residuando tuttavia la possibilità per il richiedente di proporre opportuno ricorso.
3) Gratuità
Il riutilizzo dei dati è da considerarsi in linea di principio gratuito ai sensi dell’art. 1, comma 8, lett. n) del decreto di attuazione, e questo anche in relazione ai dati di elevato valore e a quelli relativi alla ricerca.
Tuttavia, nel caso in cui sia necessario recuperare alcuni costi, le Pubbliche Amministrazioni definiranno in anticipo e renderanno disponibili sui propri siti istituzionali le tariffe di riferimento.
Per quanto concerne nello specifico i dati di elevato valore, ai sensi dell’art. 1, comma 15, sono sempre messi a disposizione gratuitamente salvo che siano:
- detenuti da musei, archivi o biblioteche, anche universitarie;
- detenuti da amministrazioni pubbliche o organismi di diritto pubblico che devono generare utili per coprire una parte dei costi inerenti allo svolgimento dei propri compiti istituzionali.
4) Licenze
Il D.lgs. 200/2021, all’art. 1, comma 9, nel recepire la Direttiva UE, conferma la tendenza europea, di non sottoporre a condizioni il riutilizzo dei dati, salvo che tali condizioni non siano obiettive, proporzionate, non discriminatorie e giustificate da un pubblico interesse.
Qualora siano necessarie, la norma incoraggiata l’adozione di licenze standard per il riutilizzo degli Open Data, rese disponibili in formato digitale.
In tal senso si invita ad approfondire l’argomento attraverso un articolo pubblicato recentemente su questo Sito: "Le licenze per il riuso degli Open Data"
5) Come ricercare i dati
Ai fini della ricerca degli Open Data, le Pubbliche Amministrazioni utilizzano il catalogo nazionale dei dati aperti gestito dall’Agenzia per l’Italia digitale, pubblicando ed aggiornando annualmente sui propri siti istituzionali gli elenchi delle categorie di dati detenuti ai fini del riutilizzo ed individuando le relative modalità per facilitarne la ricerca (art. 1, comma 10).
6) Diritti esclusivi
Il decreto di attuazione all’art. 1 comma 13, dispone che i dati possono essere riutilizzati da tutti gli operatori economici interessati anche qualora più soggetti stiano sfruttando contemporaneamente prodotti a valore aggiunto basati su tali documenti.
Qualora invece, per l’erogazione di un servizio di interesse pubblico sia necessario un diritto esclusivo sui dati, esso potrà essere attribuito solo in seguito ad un esame circa la sua fondatezza. L’attribuzione di tale diritto esclusivo è comunque soggetta a valutazione periodica della PA almeno triennale.
Quali prospettive per il futuro?
Il recepimento della Direttiva (UE) 2019/1024 in Italia, costituisce un’importante opportunità per le imprese e più in generale per gli operatori economici presenti sul territorio nazionale. In particolare, la disciplina e lo sfruttamento degli Open Data consentirà una grande crescita nei diversi settori economici e soprattutto garantirà lo sviluppo e l’armonizzazione del Digital Single Market europeo.
L’Agenzia per l’Italia Digitale ha aggiornato per il 2021-2023 il Piano triennale per l’informatica della PA, dandosi l’obiettivo di aumentare il numero di dataset aperti di tipo dinamico con riferimento alla loro pubblicazione in formato interoperabile tramite API.