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Gli Open Data e il riutilizzo dell’informazione da parte degli operatori economici

08/07/2021
Eleonora Lenzi
Ilaria Nanni

Siamo alle soglie di una importante apertura nel mondo dei dati.
Il 17 luglio scade infatti il termine per recepire la Direttiva UE 2019/1024 relativa al riutilizzo dei dati ed al riutilizzo dell'informazione nel settore pubblico.

Seppure ad oggi lo stato italiano abbia solo fissato i criteri generali per il recepimento della Direttiva (con la legge 53/2021) - e quindi senza dubbio i tempi di recepimento di allungheranno -  ciò non toglie che la portata della nuova disciplina merita sicuramente di cominciare ad essere analizzata.

La quantità di dati generati in tutto il mondo sta infatti aumentando in maniera esponenziale.
Al fine di garantire maggiore trasparenza, collaborazione e vicinanza ai cittadini, l’Unione europea ha avviato un processo di cambiamento dello scenario pubblico, incentrato sui c.d. Open Data.

Come evidenziato nel portale dell’Unione europea nella sezione “EU Vocabularies”, quando parliamo di Open Data intendiamo la “pratica di pubblicazione di dati (grezzi) in modo che siano accessibili, riutilizzabili, leggibili con dispositivi elettronici e concessi in licenza liberamente. Possono essere generati da un’ampia gamma di soggetti, tra le pubbliche autorità, settore parastatale, imprese e il pubblico”.

Si tratta dunque di dati accessibili a tutti, messi a disposizione da Pubbliche Amministrazioni o aziende private che possono essere riutilizzati da persone fisiche o giuridiche per diversi scopi, tra cui l’implementazione dei propri modelli di business o la semplice individuazione di modelli nuovi, o altresì per scopi di ricerca, giornalismo, sviluppo o universitari.

La finalità della pubblicazione dei dati per soli fini di trasparenza amministrativa, è stata infatti nel tempo progressivamente sostituita in favore di un riutilizzo dei dati aperti della PA. Ciò è avvenuto soprattutto in riferimento ai c.d. dati dinamici, consistenti in documenti in formato digitale soggetti ad aggiornamenti frequenti o in tempo reale, come ad esempio i dati meteorologici, ambientali, oppure relativi al traffico stradale, il cui valore economico dipende dall’immediata disponibilità e dal costante aggiornamento.

Il passaggio verso lo sfruttamento economico delle informazioni messe a disposizione dalla PA si è concretizzato con l’emanazione della Direttiva 2003/98/CE c.d. Public Service Information Directive (Direttiva PSI), in materia di riutilizzo dei dati della PA dai soggetti che ne facciano richiesta, poi attuata in Italia con il d.lgs. 36/2006 con il quale è stato avviato anche nel territorio italiano un processo di forte promozione al riutilizzo dei dati della Pubblica Amministrazione.

La Direttiva del 2003, poi in parte modificata da una successiva Direttiva del 2013 (Direttiva 2013/37/UE),  è stata rifusa nella più recente Direttiva (UE) 2019/1024 del Parlamento europeo e del Consiglio, volta all’introduzione della nuova disciplina sull’apertura dei dati e il riutilizzo delle informazioni nel settore pubblico.

L’apertura dei dati viene infatti ampiamente stimolata ed incoraggiata dall’Unione europea al fine di:

  • garantire la trasparenza della pubblica amministrazione,
  • assicurare maggiore collaborazione e innovazione,
  • consentire lo sfruttamento economico dei dati, con conseguente beneficio per l’economia
La Direttiva affronta diverse tematiche al riguardo, tra cui è possibile menzionare:

Il riutilizzo dei dati (art.1 e art.4)
La Direttiva, detta un complesso di norme minime in materia di riutilizzo e modalità pratiche per agevolare il riutilizzo dei:
  • documenti esistenti in possesso degli enti pubblici degli Stati membri,
  • documenti esistenti in possesso delle imprese pubbliche,
  • dati della ricerca (conformemente alle condizioni di cui all’art.10)
  • dati di elevato valore (alle condizioni di cui all’art. 14).
Al fine di poter accedere ai dati e successivamente riutilizzarli, ai soggetti interessati basterà inoltrare una richiesta agli enti pubblici, i quali la esamineranno e metteranno i documenti a disposizione del richiedente ove possibile per via elettronica. Va sottolineato che gli enti pubblici dovranno comunicare al richiedente le motivazioni in caso di decisione negativa circa la richiesta di riutilizzo, e ciò sulla base delle disposizioni del regime di accesso nello Stato membro di riferimento.
Formati disponibili (art. 5)
L’Unione europea incoraggia gli enti pubblici a gestire i dati in un formato che permetta la portabilità al fine di promuoverne la libera circolazione attraverso lo scambio di dati in una dimensione strutturata e comune. Nello specifico, la Direttiva del 2019 vede l’applicazione di questo principio attraverso la messa a disposizione da parte di enti ed imprese pubbliche di documenti in qualsiasi lingua o formato preesistente, incoraggiando all’apertura dei dati fin dalla progettazione e per impostazione predefinita.

La fornitura di tali informazioni, in un formato preferibilmente elettronico di uso comune, consentirà ai cittadini e alle imprese di individuare nuovi modi di utilizzarle e di creare prodotti e servizi sempre innovativi.
Tariffe (art. 6)
Il riutilizzo dei documenti/dati è completamente gratuito. Tuttavia, i costi marginali sostenuti per la riproduzione, messa a disposizione e divulgazione dei documenti, nonché per l’anonimizzazione di dati personali o per le misure adottate per proteggere le informazioni commerciali a carattere riservato, possono essere recuperati.
Licenze standard (art. 8)
In linea di principio, il riutilizzo dei dati non è soggetto a condizioni, a meno che tali condizioni non siano obiettive, proporzionate, non discriminatorie e giustificate sulla base di un obiettivo di interesse pubblico. La Direttiva europea dispone altresì che anche laddove il riutilizzo sia subordinato a condizioni, esse non dovranno limitare la concorrenza e ridurne le possibilità di riutilizzo.

Sulle tipologie di licenze, soprattutto nel settore pubblico, in materia di riutilizzo degli Open Data abbiamo scritto un ulteriore contributo "Le licenze per il riuso degli Open Data"


Quali prospettive per il futuro?

La Direttiva UE 2019/1024 fissa il termine del prossimo 17 luglio per attuare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di dati e riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico.

Nello specifico, per quanto concerne il panorama italiano, la Direttiva è stata recentemente inclusa tra gli atti di recepimento mediante la Legge di delegazione europea 2019-2020 (L. 22 aprile 2021, n. 53) con la quale è stato delegato il Governo al recepimento delle direttive e l’attuazione degli altri atti dell’Unione europea.

Il recepimento della Direttiva da parte dei singoli Stati membri costituirà un’importante opportunità per la diffusione degli Open Data presso gli operatori economici di svariati settori. Infatti, maggiore sarà la qualità degli Open Data messi a disposizione dalla PA, e maggiori saranno le probabilità che i dati verranno utilizzati al fine di creare servizi innovativi e implementare il settore della ricerca.