Vuoi ricevere i nostri aggiornamenti?

Registrati per accedere ai contenuti riservati e iscriverti alla nostra newsletter

Decreto Cura Italia: quale contributo delle strutture sanitarie private accreditate e autorizzate per potenziare l’assistenza territoriale?

20/03/2020
Giorgia Verlato
Alessandra Di Nunzio

Come certamente noto, il 17 marzo 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. n.18/2020, ormai conosciuto come decreto Cura Italia.

Quali le previsioni dedicate alle strutture sanitarie private, accreditate e autorizzate, e al loro contributo al fine del potenziamento delle reti di assistenza territoriale?

Ai sensi dell’art. 3, decreto Cura Italia, al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria si consente alle Regioni, alle province autonome e alle Aziende Sanitarie di acquistare ulteriori prestazioni sanitarie dai soggetti accreditati in deroga ai limiti di spesa regionali .

Non solo.

Qualora il contributo dei soggetti accreditati non dovesse essere sufficiente per rispondere adeguatamente al numero crescente dei contagiati, potranno essere acquistate prestazioni sanitaria da strutture private non accreditate,  purché autorizzate ai sensi dell’art. 8-ter del d.lgs. 502/1992.

Le strutture private autorizzate, dunque, in deroga a quanto previsto dall’art. 8-quinques,D.Lgs. 502/1992 potranno stringere accordi con le Regioni e le aziende sanitarie al fine di contribuire al potenziamento delle reti di assistenza territoriale.

Che caratteristiche dovranno avere le strutture sanitarie private, oltre, ovviamente, ad essere autorizzate per l’erogazione di prestazioni sanitarie?

La norma non specifica disposizioni precise sul punto, tuttavia è possibile sostenere che le strutture sanitarie private, intenzionate a contribuire al potenziamento delle reti di assistenza, debbano seguire le indicazioni contenute in due importanti circolari emanate nelle scorse settimane e che fungono, da un punto di vista sanitario, certamente da indefettibili presupposti per le statuizioni del Decreto in commento.

Le due circolari in questione sono la circolare prot. GAB 2619 del 29 febbraio 2020 [1] e la circolare prot. GAB 2627 del 1 marzo 2020[2].

Pertanto, in conformità con quanto stabilito dalle circolari citate dovranno essere redatti, ad esempio, protocolli ad hoc per la gestione dell’emergenza, il personale medico e infermieristico dovrà essere formato “rapidamente” attraverso corsi FAD e, altresì, dovranno essere adibiti specifici spazi esclusivamente ai pazienti affetti da Covid-19, ecc.

Fino a quando avranno efficacia i contratti stipulati dalle strutture accreditate e autorizzate per fronteggiare l’emergenza epidemiologica?

Ai sensi del comma 4, i contratti stipulati dalle strutture sanitarie accreditate e autorizzate cesseranno di avere efficacia al termine dello stato di emergenza che, ai sensi della delibera del Consiglio dei Ministri del 31.01.2020, si ricorda essere fissata per il 31 luglio 2020.

I contratti di cui ai punti precedenti non sono, però, le sole misure prese, in ambito sanitario, dal decreto Cura Italia che coinvolgono le strutture sanitaria accreditate e autorizzate.

Infatti, ai sensi del comma 3, dell’art. 4, si impone l’obbligo, vista l’eccezionale carenza di personale medico e delle professioni sanitarie che, su richiesta della Regione, le strutture accreditate e autorizzate dovranno mettere a disposizione il personale sanitario e/o i locali e le apparecchiature presenti. Per le attività di supporto rese a favore del SSN, le strutture di cui sopra saranno indennizzate nei termini descritti dallo stesso Decreto ( art. 6, comma 5).

Un ulteriore elemento di notevole importanza previsto dal Decreto, con riferimento alle strutture pubbliche, accreditate e private, si rinviene nell’art. 4  del medesimo.  Con l’obiettivo di fronteggiare l’emergenza si   introducono, infatti, le aree sanitarie temporanee.

Le stesse potranno essere attivate dalle Regioni e dalle province autonome, sia all’interno che all’esterno di strutture, pubbliche o private, di ricovero, cura, accoglienza e assistenza, anche in deroga ai requisiti autorizzativi e di accreditamento. Le aree, in quanto temporanee, avranno come data di scadenza  il 31 luglio 2020.

In conclusione, diverse le novità introdotte dal decreto Cura Italia tese a coinvolgere il più possibile tutti i soggetti sanitari, anche giuridici, per cercare di dare una adeguata risposta all’esigenza sanitaria che sta vivendo il Paese.

Per comodità si allegano le circolari del 29 febbraio, del 1 marzo e si precisa che lo Studio si rende disponibile per assistervi nell’adozione, gestione e conoscenza delle misure previste dalle indicazioni e disposizioni statali attinenti alle attività delle strutture sanitarie pubbliche e private in questo particolare momento storico.

[1] Circolare prot. GAB 2619, 29 /02/2020 - il Ministero della Salute sollecitava le Regioni e le province autonome affinché predisponessero un piano di emergenza per la gestione dei pazienti affetti da COVID-19.
All’interno della stessa, oltre a indicare le “Linee di indirizzo assistenziali del paziente critico affetto da COVID-19” per il trattamento dei pazienti con Coronavirus, il Ministero imponeva alle Regioni di adottare misure necessarie a gestire l’emergenza sanitaria in corso, tra cui la creazione di terapie intensive di coorte (con separazione fisica da altre unità di terapia intensiva presenti in ospedale) destinate al ricovero ed al trattamento di pazienti affetti da COVID‐19 e la creazione di protocolli di gestione emergenziale ad hoc

[2] Circolare prot. GAB 2627, 1/03/2020 - il Ministero della Salute, al fine di rispondere adeguatamente al crescente numero di contagiati e alla conseguente diminuzione delle risorse disponibili presso le strutture ospedaliere, dichiarava la necessità di incrementare i posti letto del SSN. Inoltre, la circolare ha specificato la necessità che l’attivazione dei posti letto garantisca il controllo delle infezioni anche attraverso la rimodulazione delle attività ospedaliere e, altresì, che il personale (medici e infermieri) sia sottoposto a un percorso formativo “rapido” per il supporto respiratorio tramite corsi FAD.


***

Questo articolo fa parte della rubrica "Emergenza Coronavirus: focus per le imprese". Vedi qui gli altri approfondimenti