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Sostenibilità - oltre l’obbligatorietà – sfide e opportunità

20/05/2025

A cura di:
Avv. Marianna Fabbri  

La sostenibilità rappresenta sempre più una leva competitiva per l’impresa, divenendo uno strumento strategico che permette di differenziarsi sul mercato, tanto che negli ultimi anni vi è stata un’ampia diffusione della reportistica ESG. Quali sono allora gli aspetti distintivi su cui fare leva?

Partiamo dall’inizio.

L’acronimo ESG sta per Environmental, Social e Governance, ovvero Ambientale, Sociale e Governance, elementi che rappresentano i tre indicatori fondamentali utilizzati per valutare la sostenibilità nella sua interezza.

Le aziende che rendicontano con chiarezza, policy, obiettivi e risultati raggiunti sugli aspetti socio-ambientali risultano particolarmente apprezzate anche dagli investitori.

Infatti, è oramai prassi che società di gestione del risparmio, fondi di investimento e altri soggetti professionali si avvalgano delle informazioni non finanziarie, in aggiunta a quelle di natura più prettamente economica, per indirizzare le proprie scelte di investimento.

Lo stesso discorso vale per l’accesso a bandi, gare e fondi pubblici - a mero titolo esemplificativo si citano: PNNR e Decreto Legislativo n.103/2024 (Decreto Semplificazioni) -, che considerano le best practice ESG come elemento premiante nella ripartizione degli stanziamenti previsti dalle misure di finanza agevolata.

L’evoluzione e la diffusione dei principi della Sostenibilità ha comportato un progressivo sviluppo degli strumenti e delle modalità di rendicontazione dei comportamenti “sostenibili”.

Tale sviluppo, a sua volta, è stato guidato dalla progressiva introduzione di norme nazionali e sovranazionali sul contenuto e sugli obblighi di rendicontazione della sostenibilità.

In tale contesto, la UE ha svolto negli ultimi decenni un importante ruolo di guida e di disciplina della materia, obbligando i Paesi membri all’introduzione di norme che hanno gradualmente, e costantemente, ampliato l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità.

Si pensi alle Direttive CSRD, CSDD, alle proposte del pacchetto Omnibus e alla recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della Direttiva Stop the clock, delle quali abbiamo parlato nei precedenti articoli.

Ma al di là dell’obbligo legale, perché una società, ad esempio una PMI, dovrebbe decidere di pubblicare volontariamente il bilancio di sostenibilità?

L’opportunità che una PMI decida di rendicontare è così sentita dalla stessa UE che la Piattaforma dell’UE per la Finanza Sostenibile, istituita ai sensi dell’articolo 20 del Regolamento Tassonomia (UE) 2020/852, ha proposto lo Standard per la Finanza Sostenibile delle PMI, volto a facilitare la transizione verde e climatica delle piccole e medie imprese.

Il citato standard propone un quadro di classificazione semplificato rispetto alla Tassonomia per i finanziamenti sostenibili (verde o di transizione), insieme a protocolli di rendicontazione volontaria semplificati. L’intento è quello di ridurre l’onere della informativa di sostenibilità, necessaria per reperire finanziamenti che consentono di intraprendere un percorso verso emissioni nette zero e una maggiore sostenibilità ambientale.

Inoltre, l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), su sollecitazione della Commissione Europea, ha sviluppato uno standard volontario di rendicontazione di sostenibilità pensato per le piccole medie imprese non quotate, lo VSME: Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs (nda: lo standard VSME sarà oggetto di approfondimento nei prossimi articoli).

Ma vediamo in concreto le sfide e le opportunità per una PMI che decida di intraprendere in modo strutturato un percorso verso la rendicontazione di sostenibilità.

Sfide del Reporting ESG per le PMI
  1. Adattamento dei Processi di Reporting: le PMI devono riallineare i propri flussi di lavoro per soddisfare i nuovi requisiti ESG.
  2. Costi Aggiuntivi: la conformità può richiedere investimenti finanziari extra, allocazione di risorse o consulenza esterna. L’azienda deve intraprendere un percorso consapevole che garantisca una corretta comunicazione della sostenibilità tenendo lontano lo spettro del greenwashing.
  3. Risorse Limitate: le PMI che non hanno familiarità con il reporting di sostenibilità possono trovarsi in difficoltà nel costruire capacità interne.
  4. Supporto Esterno: molte PMI avranno bisogno di supporto specialistico per una corretta conformità e implementazione.
Opportunità e Benefici
  1. Maggiore Resilienza Aziendale: l’integrazione della sostenibilità aiuta a gestire i rischi e supporta la stabilità a lungo termine, grazie alla mappatura e alla raccolta dei dati.
  2. Efficienza Operativa: il reporting ESG può rivelare inefficienze, portando a risparmi sui costi e a un uso più efficiente delle risorse.
  3. Accesso alle Catene di Fornitura: la trasparenza nei dati ESG consente alle PMI di rimanere parte delle catene di fornitura delle grandi imprese.
  4. Accesso ai Finanziamenti: una buona rendicontazione ESG aumenta l’attrattività per investimenti e opportunità di finanziamento.
  5. Reputazione: rafforza la fiducia di clienti, investitori e dipendenti potenziali.
    Dalla ricerca “The Global RepTrak 100” del 2024 risulta che la reputazione delle aziende è fortemente influenzata dalle opinioni sulle pratiche etiche e responsabili: le aziende che lo ignorano rischiano di perdere la fiducia, correndo gravi rischi reputazionali.
    Una reputazione forte è maggiormente attrattiva anche per gli investitori.
  6. Aumento della Competitività: migliora l’accesso a mercati green e appalti sostenibili. Infatti, negli ultimi anni anche gli enti pubblici stanno modificando i propri criteri di selezione orientandoli verso la sostenibilità.
  7. Preparazione ai Cambiamenti Normativi: l’adozione anticipata aiuta a prepararsi per eventuali future normative che rendano la rendicontazione obbligatoria, dando all’impresa la possibilità di essere protagonista del cambiamento senza necessariamente subirlo.

 

L’impresa, partendo dalla propria specifica realtà (che dovrà tenere conto anche del proprio settore di riferimento) è chiamata a fare emergere le proprie eccellenze, nonché criticità e aree di miglioramento. Saranno identificati gli aspetti rilevanti per l’impresa e le priorità strategiche su cui esplicitare un piano di miglioramento di medio periodo, definendo gli obbiettivi e il piano d’azione necessario a raggiungerli, iniziando dalle proprie vocazioni e specificità, valorizzando quanto è già stato fatto.

In conclusione, un approccio proattivo alla sostenibilità rappresenta una grande opportunità anche per le PMI.

Infatti, le imprese che provvedono a integrare criteri di sostenibilità all’interno della propria struttura organizzativa e gestionale possono conseguire una pluralità di benefici, sia di natura economico-operativa sia reputazionale. L’adozione di strategie e prassi aziendali orientate alla sostenibilità determina una più efficiente allocazione e impiego delle risorse, che porta ad una razionalizzazione dei processi produttivi e alla riduzione degli sprechi.

Tale approccio ha quale conseguenza una più efficace gestione del rischio e una migliore capacità di analisi e di risposta alle dinamiche del mercato, con effetti positivi sull’innovazione e sulla competitività dell’impresa.

L’implementazione di politiche di responsabilità sociale e ambientale, unitamente ad una corretta comunicazione delle stesse, incide in maniera significativa sulla reputazione, generando ricadute favorevoli sull’organizzazione interna, sulla capacità attrattiva nei confronti del capitale umano qualificato e sulla retention.