Articolo a cura di:
Dott.ssa Donatella Vitanza
Dott.ssa Patrizia Arioli
Pubblicata in GUCE 16 aprile 2025 la Direttiva EU 794/2025 denominata “Stop the Clock” che rinvia le scadenze per l’applicazione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e di due diligence aziendale ai fini della sostenibilità (CSDDD) per le imprese europee.
I contenuti della nuova Direttiva (già analizzata nel nostro precedente articolo) dovranno essere recepiti dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2025.
Analizziamo in questo contributo gli altri contenuti del c.d. Decreto Omnibus I.
Con la locuzione “Decreto Omnibus I” (o “Pacchetto Omnibus I”) ci si riferisce alla proposta legislativa della Commissione Europea, presentata il 26 febbraio 2025, che introduce modifiche sostanziali alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) - direttiva europea sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale
Tali modifiche, se adottate e attuate, porteranno ad una decisiva semplificazione delle richieste di informazioni sulla sostenibilità che si elencano qui di seguito:
- Gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità si applicherebbero solo alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro oppure un totale di bilancio superiore a 25 milioni di euro. Tutte le altre aziende che non rientreranno più nell’ambito di applicazione della CSRD potranno rendicontare sulla base di uno standard volontario (VSME) sviluppato da EFRAG che conterrà le informazioni che saranno richieste dalle Banche e dalla catena di fornitura.
- Vi è un impegno della Commissione a rivedere gli Standard Europei di Rendicontazione ESRS per alleggerire ulteriormente, limitandolo, il carico informativo e renderlo conforme alle altre normative europee, con una riduzione della granularità dei data point, al fine di favorire l’economicità del processo di rendicontazione e di raccolta delle informazioni (riducendo il numero, rimuovendo quelli ritenuti meno importanti, dando priorità ai dati quantitativi rispetto a quelli narrativi, distinguendo tra data point obbligatori e volontari).
- È stata avanzata anche la proposta di eliminare il potere della Commissione di adottare standard settoriali specifici ed eliminare il passaggio dal requisito di limited assurance" (assicurazione limitata) a quello di "reasonable assurance" (assicurazione ragionevole) per quanto riguarda la certificazione di revisione.
- Inoltre, nel pacchetto Omnibus la Commissione propone modifiche agli Atti Delegati sulla Tassonomia (Disclosures e Clima/Ambiente), strumento che mira ad individuare le attività economiche ecosostenibili e a contrastare il greewashing, che tra l’altro:
- semplificano i modelli di rendicontazione;
- introducono una soglia di materialità per cui le aziende con meno del 10% di attività ammissibili non sono obbligate a rendicontare l’allineamento;
- introducono la possibilità di rendicontazione parziale per incentivare la finanza di transizione;
- semplificano e rendono più utile il Green Asset Ratio (GAR) utilizzato dalle banche;
- ridimensionano gli obblighi di rendicontazione sulle spese operative;
- semplificano alcuni criteri del principio "Do No Significant Harm" (DNSH).
- È stata, infine, avanzata una proposta di modifica del Regolamento sul Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM) e una proposta di modifica del Regolamento InvestEU.
In conclusione
In un contesto normativo in continua evoluzione, restare aggiornati e scegliere di applicare i principi di sostenibilità, anche se non ancora obbligati, magari applicando la rendicontazione volontaria, non è solo una necessità, ma un vantaggio strategico: solo chi anticipa il cambiamento potrà cogliere appieno le opportunità della sostenibilità e rafforzare la propria competitività nel mercato di domani, aumentando e/o consolidando la propria reputation nei confronti sia dei partner commerciali, sia dei competitors e dei consumatori finali.
Inoltre, altro fattore che i player devono tenere in considerazione è l’atteggiamento del mondo bancario nei confronti della sostenibilità d’impresa. Infatti, gli istituti di credito non sembrano volersi privare delle informazioni ESG al fine di valutare la posizione creditizia delle imprese, considerando la relazione fra rischi ESG e capacità delle imprese di creare valore nel lungo termine, un importante elemento legato alla continuità aziendale.
La sostenibilità è un vero e proprio asset aziendale che influenza, tra gli altri, la competitività, le prospettive di crescita a lungo termine e la gestione dei rischi d’azienda; una gestione proattiva dei principi ESG può divenire un’importante opportunità di crescita per le società.