A cura di:
Avv. Marianna Fabbri 
Dott.ssa Donatella Vitanza 
Dott.ssa Patrizia Arioli 
Posticipata l’applicazione della direttiva CSRD: approvato infatti in commissione il 3 aprile il c.d Stop the Clock per Direttiva 2022/2464/UE Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) che ha innovato il quadro delle regole sulla rendicontazione di sostenibilità.
Vediamo di ricostruire il quadro normativo.
La Direttiva CSRD
Il Decreto legislativo 6 settembre 2024 n.125, pubblicato sulla GU n. 212 del 10 settembre 2024, ha dato attuazione nel nostro paese alla sopra richiamata Direttiva 2022/2464/UE - c.d CSRD che si pone lo scopo di realizzare due obiettivi a supporto del Green Deal europeo:
- l’ampliamento dell’ambito delle società obbligate a rendere l’informazione di sostenibilità (rispetto al numero di organizzazioni sino ad allora obbligate a redigere la dichiarazione non finanziaria DNF);
- rendere più semplice la comparazione e la comprensione delle informazioni - attraverso regole armonizzate sul contenuto obbligatorio del documento, sulla forma che questo deve avere, sulla revisione e diffusione nonché sugli standard di rendicontazione obbligatori, adottati a livello europeo ed elaborati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) - rimuovendo disomogeneità e incertezza della regolamentazione.
In particolare, il dettato normativo attualmente in vigore ha reso e renderà obbligatoria per un vasto numero di imprese italiane (circa 10.500 secondo la stima Cerved) la rendicontazione di sostenibilità in conformità ai principi ESRS emanati da EFRAG.
L’art. 17 del D.lgs. 125/24, attualmente in vigore, prevede infatti una tempistica differenziata dei soggetti tenuti alla rendicontazione di sostenibilità che riepiloghiamo nella tabella seguente:
Categoria |
Criteri dimensionali |
Decorrenza obbligo |
Note |
Enti di Interesse Pubblico (EIP) |
> 500 dipendenti (già soggetti alla DNF) |
2024 (bilancio 2025) |
Già obbligati alla rendicontazione non finanziaria (D.Lgs. 254/2016) |
Grandi imprese UE (non quotate) |
Almeno 2 su 3: - Totale attivo > 25 mln € - Ricavi > 50 mln € - > 250 dip. |
2025 (bilancio 2026) |
Include imprese non quotate che superano le soglie |
Capogruppo di grandi gruppi |
Superamento soglie a livello consolidato |
2025 (bilancio 2026) |
Obbligo per la capogruppo anche se individualmente sotto soglia |
PMI quotate |
PMI quotate su mercati regolamentati UE |
2026 (bilancio 2027) |
Possono opt-out fino al 2028 |
Piccole banche, assicurazioni |
Non soggette a NFRD ma quotate/regolate |
2026 (bilancio 2027) |
Stessa scadenza delle PMI quotate |
Imprese extra-UE |
Ricavi > 150 mln € in UE + presenza stabile (filiale/succursale significativa) |
2028 (bilancio 2029) |
Rendicontazione richiesta a livello consolidato (succursale o controllata) |
Il recente decreto Omnibus
Le Istituzioni Europee hanno, tuttavia, rilevato la necessità di razionalizzare e semplificare le norme dell’Unione, nazionali e regionali, al fine di attuare le politiche in maniera più efficace.
La stessa Commissione ha valutato dunque di cercare di ridurre gli oneri di rendicontazione e rafforzare la competitività, introducendo modifiche mirate alle direttive (UE) 2022/2464 CSRD, oggetto del presente approfondimento, e (UE) 2024/1760 CSDD Corporate Sustainability Due Diligence Directive, al fine di raggiungere i menzionati scopi mantenendo allo stesso tempo fermi gli obiettivi strategici del Green Deal.
Proprio seguendo la strada tracciata, in data 26/02/2025 la Commissione Europea ha presentato una serie di misure di semplificazione che sono contenute nel decreto "Omnibus": tra le varie misure è presente la cosiddetta “Stop the clock” che prevede la posticipazione dell’applicazione della normativa.
Il Parlamento europeo in data 3/04/25 ha votato favorevolmente la procedura d’urgenza, che dovrà ora essere approvata formalmente dal Consiglio Europeo.
Cosa prevede il provvedimento “Stop the clock” per la Direttiva 2022/2464 CSRD
L’art. 1 del provvedimento modifica l’articolo 5, comma 2, della Direttiva CSRD stabilendo che
- per le grandi imprese con oltre 250 dipendenti l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità è stato posticipato al 2028 (anziché al 2026)
- per le PMI quotate l’obbligo scatterà dal 2029 (invece che dal 2027)
Prospettive Future
In conclusione, se le modifiche introdotte dal decreto Omnibus alla Direttiva CSRD (più numerose rispetto a quelle contenute nella proposta “Stop the Clock”) saranno approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio UE ed in seguito recepite dal Governo italiano, si realizzerà un cambiamento significativo nel panorama della rendicontazione di sostenibilità delle imprese italiane.
Comunque per ora, si tratta di una proposta e le tempistiche dell’iter legislativo non sono allo stato prevedibili.
Aspettiamo e monitoriamo.
Senza dimenticare di cominciare a considerare strategie adeguate per continuare a promuovere la trasparenza e la sostenibilità delle attività di impresa, nella consapevolezza che sospendere o rinviare le attività di adeguamento alla normativa in tema di sostenibilità può rappresentare un rischio operativo significativo oltre che la perdita di una chance di costruire un’impresa più attrattiva e competitiva.