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Mancata tempestiva diagnosi: ha rilevanza penale anche il solo ritardo nella guarigione?
La Cassazione, con un’interessante pronuncia depositata lo scorso 10 febbraio, ha affrontato una tematica di grande interesse in tema di responsabilità medica.
È penalmente rilevante la condotta colposa del sanitario che NON determina alcun aggravamento della lesione del paziente?
Il caso posto all’attenzione degli Ermellini riguardava la condotta di tre sanitari imputati per lesioni colpose per non aver diagnosticato alla persona offesa l’esistenza di una lesione vertebrale, i cui esiti algodisfunzionali risultavano tuttavia ascrivibili all’evento traumatico originario (sinistro a bordo di motociclo) e non alla mancata tempestiva diagnosi.
La Corte di Appello - sovvertendo la sentenza di primo grado - aveva assolto tutti: la pur censurabile condotta dei tre medici non aveva determinato alcuna limitazione funzionale o processo patologico diverso da quello che si sarebbe verificato anche in caso di tempestiva diagnosi.
Può allora il solo ritardo nella guarigione considerarsi “malattia”?
Gli Ermellini rispondono in senso affermativo: una interpretazione più moderna del concetto di malattia – più aderente alla nozione della scienza medica – dicono i Giudici della Suprema Corte - non può limitarsi a ritenere rilevanti le sole alterazioni anatomiche. Ecco allora che ogni contegno colposo che intervenga sul tempo necessario alla guarigione – si badi bene senza in alcun modo aggravare lo stato morboso del paziente – assume rilievo penale.
Una pronuncia questa che non può che far discutere.
Una domanda sorge spontanea: chi decide qual è il “ritardo” penalmente rilevante e quello “fisiologicamente tollerabile”? Un anno, un mese… o un’ora?