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JOBS ACT: il testo uscito dalla Camera dopo il maxiemendamento del Governo
Disegno di legge , emendamento del 08.10.2014 n° 1800
Il Governo Renzi sembra proprio aver preso la situazione di petto: la riforma del mercato del lavoro dovrà vedere la luce entro il corrente anno, e sarà uno stravolgimento della situazione attuale.
Sulla carta ci sono tutti gli ingredienti perché questa sia la prima vera riforma del Governo entrato in carica lo scorso febbraio. Tra i punti cardine c'è naturalmente la modifica (sostanziale) dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma non è la sola.
Ad oggi non è possibile esprimere una opinione sulle modifiche che verranno apportate alle norme, perché si discute di una legge delega, e non già dei decreti legislativi che verranno emessi dall'esecutivo, tuttavia anticipiamo che un'idea ce la siamo fatta e la vorremmo condividere in questo contributo.
Sicuramente il cardine della manovra è proprio quello che riguarda il tema dei licenziamenti nelle aziende che occupano più di 15 dipendenti.
Ci sarà o meno la fine della reintegra del lavoratore nell'ipotesi di illegittimità del licenziamento? Noi crediamo che vada data risposta negativa al quesito, perché su questo il Premier ha giocato tutta la Sua credibilità, anche a livello internazionale. E questa è una svolta già di per se epocale, perché con l'esclusione dei licenziamenti illeciti o discriminatori, il lavoratore - anche se la causale del licenziamento si rivelerà inconsistente - non potrà rientrare in azienda, ma avrà diritto ad una indennità commisurata all'anzianità di servizio.
Molto probabilmente l'esecutivo prevederà che questa indennità per un lavoratore “anziano” sarà piuttosto robusta, ma in ogni caso non paragonabile a quella della reintegra.
Diciamo però che anche oggi – in vigenza di una normativa che prevede dopo la Riforma Fornero una reintegra di natura “residuale” – chi effettivamente accetta di rientrare in azienda dopo un licenziamento è veramente una percentuale molto ristretta di lavoratori. Il resto, fuori dalle aule di Tribunale, opta per il risarcimento economico. Quello cioè che secondo il disegno dell'esecutivo deve diventare “la regola”.
Sotto questo profilo dunque, non si fa altro che prendere atto di una situazione che – in concreto – già si verifica nella stragrande maggioranza dei licenziamenti. Ciò che semmai sarà interessante capire è come verrà recepita la norma a livello aziendale. L'art.18 dello Statuto ha infatti funzionato per tantissimi anni da deterrente: non ti licenzio, perché se le ragioni sono (pressoché) inconsistenti sono costretto a riassumerti.
Dopo la riforma potrebbe non essere più così, e ciò potrebbe minare l'equilibrio esistente tra datore di lavoro e lavoratore, e questo profilo ci auguriamo venga tenuto ben presente dal Governo, perché i risvolti potrebbero essere – qauntomeno – del tutto imprevedibili.