Vuoi ricevere i nostri aggiornamenti?

Registrati per accedere ai contenuti riservati e iscriverti alla nostra newsletter

Il ruolo chiave dei privati nel processo di sviluppo tecnologico: i partenariati estesi

01/04/2022
Fabio Caruso
Chiara Fusacchia

La missione 4 del PNRR “istruzione e ricerca prevede lo stanziamento di complessivi 33,81 miliardi di euro per rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, competitività e resilienza.

L’ambizioso progetto messo in campo dal Ministero dell’Università e della ricerca ha come scopo l’implementazione selettiva di risorse volte a migliorare e rafforzare l’istruzione e la ricerca per l’impresa.

Tuttavia, per evitare che le conoscenze scientifiche acquisite in ambito accademico vengano disperse, occorre ottenere una maggiore interazione e conseguente coordinamento tra mondo della ricerca ed imprese.

Ciò costituisce un mezzo utile per realizzare pienamente il c.d. “trasferimento tecnologico”, in cui vengono fatte rientrare tutte quelle iniziative finalizzate alla valorizzazione, in termini economici, dei risultati della ricerca che tipicamente si sviluppano attraverso la loro protezione (brevettazione) e il loro trasferimento alle imprese.

Per incrementare il processo innovativo sono state quindi pensate azioni riguardanti due macro ambiti di policy volte a:

  • supportare gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) ed innovazione, con il fine di generare domanda di tecnologie e competenze, incentivando forme di cooperazione tra imprese;
  • potenziare la diffusione di collaborazioni pubbliche/private come lo strumento del Partenariato Pubblico e Privato (PPP);

Infatti, mediante una collaborazione pubblico/privata il trasferimento tecnologico risulta più idoneo ad orientare la domanda effettiva delle imprese alla diffusione di conoscenze sulle tecnologie e sulle loro applicazioni, rispetto a forme societarie o di progetto.

L’esigenza che emerge è dunque quella di ridimensionare la filiera del trasferimento in termini territoriali, attraverso la creazione di Centri di trasferimento tecnologico, ovvero strutture dotate di infrastrutture di ricerca o di competenze altamente qualificate, che siano in grado di svolgere attività di integrazione tra sistema (pubblico e privato) della ricerca e delle competenze tecnologiche e le imprese.

Lo sviluppo tecnologico riveste quindi un ruolo cardine per la crescita delle imprese e per garantire la conservazione della quota di mercato acquisita.

Il fondo istituito per il trasferimento tecnologico ha lo scopo di accelerare i processi d’innovazione e la crescita del sistema produttivo nazionale rafforzando i legami con il sistema della tecnologia e della ricerca applicata.

Le imprese saranno così in grado di stare al passo dei bisogni di un mercato in costante cambiamento ed evoluzione e, allo stesso tempo, il mondo della ricerca accademica avrà la possibilità di reinvestire le entrate economiche in nuove attività formative e di ricerca.

Lo scopo è quindi quello di incrementare il livello di innovazione del sistema delle imprese lungo tutta la filiera, nonché per affrontare il problema della bassa crescita della produttiva.

Ma quali saranno in concreto le misure adottate in termini di maggiore interazione tra mondo della ricerca e imprese?

A tal proposito, le Linee Guida MUR per le iniziative di Sistema della missione 4 - componente 2: “Dalla ricerca all’impresa”, descrivono un investimento stanziato di 1,61 miliardi di euro per finanziare “partenariati estesi alle università, ai centri di ricerca e alle aziende per il finanziamento di progetti di ricerca di base”.

Pertanto, con lo scopo di innalzare il livello di competitività e di innovazione dell’Italia - elevando il livello formativo e la capacità di fare ricerca e soprattutto trasformando i risultati in attività di interesse economico, sostenibili e durature - un ruolo chiave sarà assunto dal potenziamento dello strumento del Partenariato pubblico - privato.

Come previsto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, i Partenariati estesi saranno dedicati a temi di ricerca fondamentale e/o applicata trasversale, con approccio “interdisciplinare, olistico e problem solving”.

È prevista la creazione di almeno 10 Partenariati sulle seguenti tematiche:

  1. Intelligenza artificiale: aspetti fondazionali
  2. Scenari energetici del futuro
  3. Rischi ambientali, naturali e antropici
  4. Scienze e tecnologie quantistiche
  5. Cultura umanistica e patrimonio culturale come laboratori di innovazione e creatività
  6. Diagnostica e terapie innovative nella medicina di precisione
  7. Cybersecurity, nuove tecnologie e tutela dei diritti
  8. Conseguenze e sfide dell’invecchiamento
  9. Sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi e dei territori
  10. Modelli per un’alimentazione sostenibile
  11. Made-in-Italy circolare e sostenibile
  12. Neuroscienze e neurofarmacologia
  13. Telecomunicazioni del futuro
  14. Attività spaziali

Come previsto dalle linee guida, la manifestazione di interesse dovrà essere presentata da un soggetto vigilato dal MUR e gli operatori economici privati potranno partecipare al partenariato fin dalla sua costituzione.

La partecipazione attiva del privato alla governance  prevede una struttura Hub&Spoke dove l’hub, organizzato come consorzio pubblico-privato, è il soggetto attuatore e gli spoke sono i soggetti realizzatori coinvolti nella realizzazione del progetto.

Tale organizzazione, garantendo l’indirizzo degli sviluppi e delle strategie di ricerca ed innovazione, consente ai privati coinvolti di dare impulso all’intera catena del valore, rendendoli dunque soggetti attivi del processo innovativo.

Sono previsti dei requisiti dimensionali minimi per ogni tipologia partenariato:

  • almeno 250 persone dedicate alla ricerca dovranno inizialmente essere coinvolte nelle attività del Partenariato;
  • almeno 5 dovranno essere gli spoke e dovranno coinvolgere almeno 30 persone, di cui almeno 10 per almeno 3 mesi/persona;
  • non è invece previsto un numero massimo di Esso dovrà comunque essere coerente con le finalità dell’iniziativa.

In base ai tempi di attuazione previsti dal PNRR, per la realizzazione delle attività è stimata una durata di circa 3 anni, che decorrono dal primo finanziamento ricevuto.

Oltre alla disponibilità degli investimenti per creare le infrastrutture, il vero lavoro riguarderà la creazione di “una rete agile e veloce che consenta di condividere i progetti in tempi brevi” per evitare di disperdere i finanziamenti senza raggiungere l’obiettivo.