Vuoi ricevere i nostri aggiornamenti?
Commercio di mascherine durante la pandemia: l’aumento del prezzo di vendita basta per condannare il venditore?
Cass. Penale, III, 16/10/2020, n. 36929
Con recente pronuncia la Cassazione si è espressa nuovamente in tema di mascherine chirurgiche, rievocate nell’ultimo periodo in numerose pronunce nell’ambito delle più disparate disposizioni codicistiche.
Infatti, la pandemia globale è “intervenuta” a gamba tesa sulle pronunce degli Ermellini riesumando vecchie fattispecie ormai da decenni scomparse.
È il caso del reato di manovre speculative su merci ex art. 501-bis c.p., che punisce colui che, nell’esercizio di un’attività commerciale, occulta, accaparra od incetta prodotti di prima necessità in modo atto a determinarne il rincaro sul mercato interno.
Nel caso in commento, il Tribunale del riesame – in parziale conferma di quanto disposto dal PM di Vicenza – aveva confermato il provvedimento di sequestro probatorio di mascherine messe in vendita sul noto sito Amazon con un ricarico pari al 350 %, ritenendone sussistenti sia la configurabilità del reato di manovre speculative su merci che la funzione probatoria del sequestro.
In particolare, il tribunale della libertà ha ritenuto che il ricorrente avesse posto in essere una manovra speculativa e che potenzialmente vi fosse il rischio di rarefazione o rincaro del mercato interno.
Di diverso avviso è stata la Corte di Cassazione.
In primis, in merito alla configurabilità della rarefazione o del rincaro dei prodotti, gli Ermellini hanno statuito che “debbano assumere delle forme, per intensità e durata, di assoluta eccezionalità, posto che, diversamente, qualunque momentanea penuria di merci, essendo questa fisiologicamente idonea a comportare, per la stessa dinamica del punto di equilibrio fra la domanda e l’offerta, un aumento dei prezzi del genere in questione, potrebbe costituire il limite per la contestazione del reato in questione”.
In altre parole, solo un aumento eccezionale dei prezzi determina l’integrazione del rincaro sul mercato dei prodotti. Pertanto, non qualunque aumento dei prezzi dettato da incremento della domanda giustifica l’applicazione del reato di manovre speculative su merci.
Inoltre, la Suprema Corte si è soffermata anche sulla definizione di mercato interno sancendo che “sebbene non debba essere inteso come tale da esaurire l’intero mercato nazionale, deve tuttavia intendersi evocabile solamente ove si tratti di fenomeni atti a implicare […] il coinvolgimento del meccanismo di ingiustificato aumento dei prezzi non di una fetta solamente marginale del mercato […] ma di una significativa parte di esso”.
Parafrasando, la vendita di prodotti di prima necessità a prezzi rincarati che risulti incapace di influenzare il prezzo generale degli stessi non può in alcun modo integrare il delitto in commento.
Insomma, anche un ricarico di quattro volte su prodotti di prima necessità deve ritenersi assolutamente legittimo, a maggior ragione se non in grado di generare un aumento generale dei prezzi a livello nazionale.