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LICENZIAMENTO legittimo se l'assenza e tattica

17/09/2014

Cass. Civ. Sez. Lav. , 04/09/2014 n°18678

Un lavoratore del comparto edile veniva licenziato dal proprio datore di lavoro per le ripetute assenze per malattia, tutte collocate in prossimità di giorni di riposo, poiché l'azienda aveva ritenuto non potersi avvalere di una prestazione lavorativa saltuaria, non programmabile e difficoltosa per la regolare organizzazione del lavoro.

Vero è infatti che in fase istruttoria era emerso che lo stesso lavoratore si era reso “colpevole” di assenze sistematiche, per “un numero esiguo di giorni”, ma “reiterate”, a “macchia di leopardo” e “costantemente agganciate” ai giorni di riposo. Lo stesso datore di lavoro pertanto, stanco di tale situazione, aveva proceduto ad irrogare il provvedimento espulsivo per giustificato motivo oggettivo, alla luce dell'impossibilità di avvalersi, con costanza e assiduità, della prestazione del proprio dipendente.

La Corte di Cassazione conferma tale provvedimento, ritenendo che – nell'ipotesi appena enunciata – sussistessero le condizioni per procedere con il licenziamento, avendo verificato “l'effettività delle ragioni che giustificavano l'operazione di riorganizzazione societaria, alla luce del comportamento del lavoratore”, atteso come le assenze si erano in effetti verificate «a macchia di leopardo» e «costantemente agganciate» ai giorno di riposo. Inoltre, le stesse avevano dato luogo “ad una prestazione lavorativa non sufficientemente e proficuamente  utilizzabile per la società, rivelandosi la stessa inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale, tale da giustificare il licenziamento”.

La sentenza in commento risulta importante, non solo perché in un controbilanciamento di interessi contrapposti  (tutela della salute e tutela della produttività) ha scelto di privilegiare quello riferibile all'organizzazione aziendale quando il comportamento del lavoratore risulti caratterizzato da atteggiamenti deprecabili e “furbeschi”, ma anche perché – di fatto – ha  scoperto il fianco a tutte quelle “assenze per malattia”, che pur rientranti nei periodi di comporto (il periodo cioè nel quale il lavoratore malato vede garantito il proprio posto di lavoro), ciononostante si rivelano oltremodo reiterate, a macchia di leopardo, e costantemente in prossimità di periodi di riposo, tanto da gettare forti ombre sul comportamento del lavoratore, e rendere impossibile il regolare svolgimento dell'attività produttiva.