Come è noto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni.
La Missione 4 “istruzione e ricerca” prevede lo stanziamento di 33,81 miliardi di euro ed è volto a rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
L’obiettivo è dunque quello di favorire l’innovazione in chiave digitale, sostenendo la trasformazione dei processi produttivi delle imprese.
In particolare, la componente della Missione 4 denominata “dalla ricerca all’impresa” mira a sostenere gli investimenti in R&S, a promuovere l’innovazione e la diffusione delle tecnologie e a rafforzare le competenze.
L’obiettivo è dunque quello di ridimensionare la filiera del trasferimento in termini territoriali e per portare a compimento tale processo innovativo - di cui lo sviluppo tecnologico rappresenta la chiave di volta - gli strumenti a disposizione sono:
- I partenariati estesi alle università, ai centri di ricerca e alle aziende;
- I “campioni nazionali di ricerca e sviluppo” (Centri Nazionali);
- Gli “Ecosistemi dell’innovazione” come leader territoriali di ricerca e sviluppo;
- Le Infrastrutture di Ricerca e Infrastrutture tecnologiche di Innovazione.
Dei partenariati estesi si è già avuto modo di parlare nell'articolo "Il ruolo chiave dei privati nel processo di sviluppo tecnologico: i partenariati estesi", vediamo ora nel dettaglio gli altri tre strumenti.
I centri di trasferimento tecnologico
I CN sono finalizzati alla creazione e/o al rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca, alla realizzazione e allo sviluppo di programmi e attività di ricerca, a favorire la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico come start-up e spin off da ricerca, e alla valorizzazione dei risultati della ricerca.
Si tratta di aggregazioni tra università ed enti di ricerca organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke. L’Hub - organizzato come fondazione o consorzio - svolgerà attività di gestione e coordinamento mentre gli Spoke svolgeranno attività di ricerca.
Il ruolo dei soggetti privati appare quanto mai determinate dal momento che essi hanno la possibilità di partecipare al CN fin dal momento della sua costituzione. La partecipazione attiva del privato è poi dimostrata dalla possibilità di prendere parte alla governance nonché di promuovere attività scientifiche e di ricerca. Anche in termini di valutazione delle candidature, i soggetti privati potranno contribuire alle attività del CN, condividendo infrastrutture di ricerca, proponendo soluzioni tecnologiche e finanziando programmi di dottorato.
È stata prevista la creazione di 5 CN che saranno strutturati attorno alle tematiche seguenti:
- Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni
- Tecnologie dell’Agricoltura (Agritech)
- Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA
- Mobilità sostenibile
- Bio-diversità.
Anche la selezione e l'ingaggio delle aziende sarà gestita dal CN, che dovrà garantire pari opportunità, trasparenza e superamento dei divari territoriali
Gli ecosistemi dell’innovazione
Gli ecosistemi dell’innovazione sono un altro strumento pensato per favorire ed agevolare il processo tecnologico, accelerando la trasformazione digitale dei processi di produzione delle imprese.
Le risorse verranno stanziate per finanziare attività di ricerca applicata, di formazione per ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dalle università, la valorizzazione dei risultati della ricerca con il loro trasferimento all’impresa, il supporto alla nascita e sviluppo di start-up e spin off da ricerca, promuovendo le attività e i servizi di incubazione e di fondi venture capital.
Gli ecosistemi agiscono, in base alle esigenze del territorio di riferimento, su aree di specializzazione tecnologica, industriale e di ricerca che si presentano come raggruppamenti di università, enti pubblici di ricerca, enti territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti.
Il MUR sosterrà la creazione di 12 Ecosistemi dell’innovazione a livello territoriale, regionale o sovraregionale, di cui 5 nel Mezzogiorno con l’obiettivo di promuovere e rafforzare la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali.
L’Hub - costituito da università ed enti pubblici di ricerca, con possibilità di coinvolgere anche enti pubblici territoriali e/o altri soggetti pubblici o privati altamente qualificati che svolgono attività di ricerca - è responsabile dell’avvio, dell’attuazione e della gestione dell’Ecosistema. I Soggetti realizzatori sono, invece, soggetti pubblici o operatori economici privati coinvolti nella realizzazione del programma di ricerca e innovazione. È chiaro come anche in questo strumento il ruolo del privato – o meglio la collaborazione tra pubblico e privato- appaia quando mai importante in vista del compimento del processo innovativo.
Le infrastrutture di ricerca
Le infrastrutture di ricerca sono strutture pensate per fornire risorse e servizi alle comunità di ricerca in vista dello svolgimento di attività di ricerca e promozione dell’innovazione.
Il loro utilizzo può andare al di là della ricerca dal momento che possono essere d’ausilio anche, per esempio, all'istruzione o ai i servizi pubblici. Inoltre, esse possono trovarsi in un'unica sede, essere distribuite in più sedi o anche essere virtuali.
Con infrastrutture di ricerca si fa riferimento all’insieme delle attrezzature, delle raccolte, dei dati scientifici, dei sistemi informatici e reti di comunicazione, di qualsiasi altra infrastruttura di ricerca di natura unica, accessibile agli utenti esterni.
Il MUR finanzierà 20 Infrastrutture di ricerca e 10 Infrastrutture tecnologiche di innovazione per compiere ricerche in varie discipline con lo scopo di rendere competitiva la ricerca nazionale a livello europeo e per favorire una stretta integrazione tra imprese e mondo della ricerca e dell’innovazione per sostenendo la crescita economica del Paese.
Per facilitare la creazione, ma anche il funzionamento di tali infrastrutture di ricerca, è prevista una specifica forma giudica: l’European Research Infrastructure Consortium (ERIC) per incentivare la creazione di infrastrutture nuove. Si tratta di consorzi di diritto europeo costituiti, su iniziativa delle comunità scientifiche, da un gruppo di Paesi e per decisione della Commissione Europea. Si tratta, dunque, di reti basate su collaborazioni di ricerca uniche e competitive - sia per qualità che per dimensioni - a livello internazionale, che puntano a fare dell’Europa una nazione integrata connettendo università, cliniche e centri di ricerca.
Come tutte le iniziative del PNRR, dovranno essere soddisfatti i criteri trasversali del Piano che includono, tra l’altro, il superamento dei divari territoriali, di genere e generazionali, nonché il rispetto del principio del “non arrecare un danno significativo”.
L’esigenza che emerge è dunque quella di ridimensionare la filiera del trasferimento in termini territoriali sperando che la rapidità d’esecuzione dei progetti - garantita dalla semplificazione degli strumenti – sia in grado di generare un aumento della produttività. Mediante la creazione di strutture altamente qualificate e con l’integrazione tra il sistema pubblico e privato sarà possibile porre le basi per uno sviluppo dell’economia duraturo e sostenibile.