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Il diritto d'autore in Internet ora protetto dal Regolamento AGCOM

08/04/2014
Alessandra Delli Ponti

È entrato in vigore il 31 marzo 2014 il regolamento Agcom sul diritto d'autore che sta sollevando molte polemiche e per il quale è stato anche presentato un ricorso al Tar del Lazio.

Ma vediamo di cosa si tratta.

Il regolamento introduce uno strumento che dà la possibilità all'Agcom di chiedere a un provider di rimuovere il materiale protetto dal diritto d'autore pubblicato su di un sito internet senza le necessarie autorizzazioni.
Per capirci l’obiettivo è quello di cercare di tutelare quelle situazioni in cui, per esempio, venga messo su YouTube un video di un artista o di chiunque, che non abbia concesso la relativa autorizzazione.

In base al nuovo regolamento l'Agcom su istanza del titolare di diritti che ritiene la propria opera diffusa illegalmente potrà attivare uno specifico iter procedurale che potrà concludersi con un ordine di rimuovere l’opera che si considera diffusa illegalmente.
I tempi stabiliti sono particolarmente celeri: 35 giorni per un normale iter, 12 giorni in caso di violazioni 'massive' (concetto che pure presenta qualche margine di difficoltà interpretativa).
La procedura si attiva entro 7 giorni dalla segnalazione, in cui l'Autorità si impegna a valutare l'istanza, e quindi stabilire se archiviare o procedere.
In quest'ultimo caso, accertato l'illecito, da 5 giorni di tempo ai 'provider' che ospitano i contenuti di presentare obiezioni difensive. Se queste non sono ritenute convincenti, nei successivi 3 giorni il provider dovrà procedere alla rimozione del contenuto incriminato.

Le sanzioni sono progressive.
Si parte dalla “rimozione selettiva” del contenuto fino alla “chiusura dell'accesso” al sito, qualora si tratti di forme massive di violazione. Nel caso il provider ­ ma anche l'uploader e i gestori della pagina e del sito internet possono far concludere la procedura ­ invitato a rimuovere il contenuto non rispettasse il 'diktat' di Agcom, è prevista l'applicazione di una sanzione pecuniaria fino a 250mila euro. Una volta conclusasi la procedura, il proprietario dello spazio considerato colpevole ha come unica chance di reazione il ricorso al Tar.

Il dissenso generale al regolamento è oggi concretizzato dal ricorso al Tar del Lazio promosso dall'Associazione nazionale stampa online (Anso), dalla Federazione dei media digitali indipendenti (Femi) e dalla Open media coalition, che ha l'obiettivo di stabilire se la delibera 680/13/Cons del 12 dicembre 2013, con regolamento allegato, sia legittimo.