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Google e diritto all’oblio: ecco cosa sta succedendo dopo la nota sentenza della Corte di Giustizia UE
Sentenza Corte di Giustizia UE Grande Sezione 13 maggio 2014, causa C - 184/11
Si era già parlato della recente sentenza in materia di privacy emessa dalla Corte di Giustizia nei confronti di Google: riconosciuto il diritto degli utenti del web alla cancellazione dei dati pregiudizievoli per la propria reputazione, applicabilità di una sentenza europea anche nei confronti di una realtà imprenditoriale extra UE.
Google, seppur non entusiasta della sentenza, si è subito adeguato: è, infatti, nata dal 30 maggio scorso una pagina web dedicata alla richiesta di cancellazione dei dati “indesiderati” mediante compilazione di un apposito form.
Da chiarire subito, però che le richieste, ai fini del loro accoglimento, devono essere motivate.
Gli utenti del web, comunque, non hanno perso tempo: pochi giorni dopo l’apertura della pagina si contavano già più di 40.000 richieste, per una media di circa 10.000 richieste giornaliere, provenienti per la maggior parte da Germania e Gran Bretagna, ma c’è anche l’Italia.
Quanto, poi, agli argomenti e/o alle notizie pregiudizievoli più “gettonate”, il colosso dei motori di ricerca ha ricevuto e sta ricevendo tuttora richieste di rimozione incentrate prevalentemente su casi di diffamazione, arresti per pornografia infantile, usurpazione di identità, frodi e/o comunque reati gravi.
Il team legale di Google è attualmente impegnato nella valutazione delle richieste in entrata, procedendo a scartare quelle ritenute trascurabili e/o non adeguatamente motivate.
A quanto pare, però, della procedura di cancellazione dovrebbe rimanere comunque una traccia: sembra, infatti, che Google stia ipotizzando l’inserimento di un messaggio di alert in fondo alle proprie pagine, con cui segnalare se, conformemente ai nuovi principi sanciti dalla Corte di Giustizia, sia stata operata la rimozione di uno o più risultati di ciascuna specifica ricerca.
Ma non solo.
La procedura messa in atto da Google, al di là dell’inserimento dell’alert, pare non essere comunque in grado di garantire un oblio definitivo a 360°.
Occorre, cioè, tenere conto del fatto che:
- in primo luogo, la possibilità di cancellazione riguarda solo Google, pertanto la notizia e/o il dato indesiderato risulterà comunque sempre reperibile su internet facendo ricorso ad altri motori di ricerca;
- secondariamente, la procedura è valevole solo per Google Europa, quindi il link relativo alla notizia pregiudizievole resterà in ogni caso reperibile e visibile accedendo a Google ad esempio dall’America e/o, in generale, da qualsiasi altro paese extra UE;
- infine, la richiesta di rimozione cancella sì i link, rendendoli invisibili a Google, ma non oscura certo la pagina e/o il sito web che diffonde la notizia e che, pertanto, rimarrà aperto ed accessibile tramite ricerche differenti.
Limiti non da poco rispetto alla portata della pronuncia.
Qui di seguito il link della pagina Google contenente il form da compilare ai fini della rimozione:
https://support.google.com/legal/contact/lr_eudpa?product=websearch