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JOBS ACT: Il nuovo rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Come funziona il contratto “a tutele crescenti”
Articolo 1, comma 7, lettera c, legge n. 183/2014
I decreti legislativi del governo emanati in data 24 dicembre 2014, e non ancora pubblicati (quindi non in vigore) sono la pietra miliare della Riforma del Lavoro tanto voluta dal premier Renzi, e costituiscono la prima vera riforma dell'esecutivo.
Il cambio è netto, lo diciamo subito.
Ci sarà, in altre parole, un prima e un dopo. Chi infatti è già dipendente a tempo indeterminato non subirà alcun cambiamento e nell'ipotesi di licenziamento, vedrà applicarsi le tutele previste dalla riforma c.d. Fornero, a tutt'oggi pienamente in vigore. Diverso sarà il discorso per chi, assunto dopo la pubblicazione dei decreti attuativi (e quindi verso metà del mese di febbraio 2015), subirà il provvedimento espulsivo. La tutela riservata a quei dipendenti sarà infatti diversa: per l'ipotesi di licenziamento illegittimo, niente reintegro (se non in alcuni casi residuali) e risarcimento economico commisurato all'anzianità di servizio, pari a 2 mensilità per ogni anno lavorato, con un minimo di 4 e un massimo di 24 dell'ultima retribuzione percepita.
Poca cosa, se si pensa che ai “vecchi” dipendenti è riservata oggi una tutela tra le 12 e le 24 mensilità dell'ultima retribuzione, laddove venisse dichiarata l'illegittimità del licenziamento. D'altra parte però, questo è il cuore della riforma, pertanto o si cambia, o tutto rimane come è, che piaccia oppure no. Rimane poi la reintegra per il licenziamento nullo (maternità, e forma
orale) o per quello illecito (ad esempio i licenziamenti ritorsivi). Altra questione, di cui ne siamo certi le aziende faranno grande utilizzo, è la possibilità di offrire in via transattiva e senza che questo comporti esborsi fiscali o previdenziali, una somma pari ad una mensilità per ogni annualità di lavoro svolta.
Vero è infatti che la maggior parte dei licenziamenti vengono “trattati in via conciliativa” e difficilmente si giunge al ricorso giudiziale (neanche un 30% secondo le stime), quindi quest'ulteriore istituto può aiutare.
Cosa pensiamo di questa riforma? Ci sembra valida, anche se le criticità e i cambiamenti sono molteplici. Sicuramente licenziare una lavoratore oggi costa meno, e quindi le aziende saranno meno preoccupate nel procedere ad “eliminare” il lavoratore non gradito (con tutte le difficoltà di aggirare l'ostacolo della reintegra per i licenziamenti illeciti), allo stesso tempo ci si attende che a fronte di tale agevolazione in uscita, ci sia la medesima disinvoltura anche in entrata; speriamo, cioè, che le assunzioni seguano lo schema: “ti assumo, se poi non mi vai più bene ti licenzio ad un costo piuttosto contenuto”. Se così fosse, allora avremmo assunzioni più Facili, e l'occupazione potrebbe ritornare a crescere. Diversamente sarebbe l'ennesima riforma a costo zero, dove da un lato si tolgono delle tutele economiche non indifferenti ai lavoratori, e dall'altro non si avrebbe quell'effetto di nuova occupazione di cui tanto ha bisogno il nostro paese.