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Il Governo interviene: payback dimezzato

03/04/2023

Con il Decreto-Legge 30/3/2023, n. 34 (cd. "decreto Bollette"), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di pari data e in vigore da venerdì 1 aprile u.s., il Governo è intervenuto anche sul tema del Payback sui Dispositivi Medici, procedendo innanzitutto a stanziare un fondo di 1.085 milioni di euro per  ripianare il deficit delle regioni e provincie autonome per il periodo 2015-2018 ed in tal modo ridurre, in parte, la richiesta di gettito in capo alle imprese fornitrici di D.M..

Quanto al resto, il Governo ha stabilito(art. 8) che:

- per le imprese che NON hanno impugnato i provvedimenti di condanna al pagamento del payback, oppure per quelle che vi rinunciano, il debito è ridotto del 52% ovvero devono versare, a ciascuna regione o provincia autonoma, il "48% dell'importo indicato nei [.] provvedimenti regionali o provinciali" entro il 30/6/2023;

- per le imprese invece che hanno impugnato e che non rinunciano al contenzioso, resta fermo il termine del 30/4 per il pagamento complessivo, decorso inutilmente il quale le regioni o provincie possono procedere alla compensazione con eventuali loro debiti e/o al recupero coattivo.

Per quanto riguarda invece l'IVA, visto che gli importi indicati nei provvedimenti risultano (erroneamente) al lordo, è stato previsto che le imprese che hanno già effettuato il pagamento possano "portare in detrazione l'IVA determinata scorporando la medesima", diritto che tuttavia sorge solo dopo aver effettuato il relativo versamento (art. 9).       

Questo intervento cerca (ovviamente) di depotenziare il contenzioso e creare una "spaccatura" fra i ricorrenti, in quanto - ragionevolmente - le imprese che hanno ricevuto richieste di importi "ridotti" potranno essere invogliate a versare il 48% del richiesto per evitare il contenzioso (e tutte le possibili future spese ecc.), mentre quelle che (anche se dimidiato) si trovano a dover versare importi molto ingenti, difficilmente potranno accettare tale soluzione e quindi decideranno di attendere la decisione del TAR Roma.

Ciò posto, nonché considerato come le udienze di merito del TAR Roma - almeno per quanto finora stabilito - non sarebbero calendarizzabili fino a giugno (e qualcuno parla già di dopo l'estate), ciò significa che chi non accetta la proposta governativa si vede esposto al rischio, dal 1/5 p.v., di subìre la compensazione dei propri crediti, con l'ulteriore 'aggravante' che, qualora poi il giudice amministrativo dovesse accogliere i ricorsi contro il decreto-payback, l'impresa che nel frattanto ha subìto la compensazione si troverebbe a dover procedere (lei) al recupero coattivo dell'importo contro le regioni e provincie che si sono (indebitamente) trattenute detti importi.

Tralasciando ogni giudizio sul ricatto testè posto in essere, si ritiene che la singola impresa debba valutare la propria specifica situazione - anche "regione" per "regione" - e, considerato l'importo a cui è esposta nonché l'ammontare al 1/5/2023 di "propria" possibile compensazione, accertare con estrema attenzione l'opportunità (o meno) di versare un saldo e stralcio oppure proseguire nel contenzioso.