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Big Data: verso la regolamentazione dell’uso massivo di dati

03/09/2019
Vittoria Piretti

BIG DATA INDAGINE CONOSCITIVA CONGIUNTA LINEE GUIDA E RACCOMANDAZIONI DI POLICY


La maggior parte delle nostre attività quotidiane crea dei dati, che possono essere raccolti, analizzati e monetizzati: l’acquisto di un biglietto del treno/aereo, la ricerca di un albergo o di un prodotto, la pubblicazione di una foto sul canale social, l’utilizzo di una mappa on line, ecc..

Ogni giorno, infatti, generiamo più o meno inconsapevolmente dati sul web che descrivono profili, abitudini e preferenze. Oggi la tecnologia attraverso computer evoluti è già in grado di analizzare questa mole di dati e il suo utilizzo consapevole da parte di pubblici e privati rappresenta un obiettivo e una sfida per il futuro.

Si tratta del fenomeno dei “Big Data”, o meglio il fenomeno di immagazzinare, gestire e analizzare grandi quantità di dati.

L’aspetto più delicato che coinvolge questa raccolta è il tema del “diritto alla protezione dei dati”, comunemente detto privacy, che non deve assolutamente essere sottovalutato e che deve coordinarsi con importanti aspetti della concorrenza libera e corretta.

La delicatezza del tema non è sfuggita alle Autorità Italiane che nel maggio 2017 hanno promosso una Indagine Conoscitiva al fine di meglio comprendere le implicazioni e le correlazioni tra privacy, regolazione, tutela del consumatore, antitrust, sviluppo dell’economia digitale e, in particolare, tra il fenomeno dei Big Data.

Il 2 luglio scorso i lavori dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e del Garante per la protezione dei dati personali si sono conclusi con l’emanazione di un interessante documento ancora non definitivo contenente delle “Linee Guida” e raccomandazioni su come si dovrebbe articolare e sviluppare la regolamentazione della materia.

Vediamo i principali contenuti dell’analisi e del documento congiunto. 

L’indagine si è incentrata essenzialmente sull’analisi della propensione degli utenti web a consentire l’uso dei propri dati a fronte dell’erogazione di servizi online di vario genere.

Tre questioni principali affrontate e le relative risultanze:

  • verificare il grado di consapevolezza degli utenti delle piattaforme digitali in relazione alla cessione e all’utilizzo dei propri dati individuali:

circa 6 utenti su 10 sono consapevoli del fatto che le loro azioni online generano dati che possono essere utilizzati per analizzare e prevedere i loro comportamenti e appaiono altresì informati dell’elevato grado di pervasività che il meccanismo di raccolta dei dati può raggiungere;

  • indagare sulla disponibilità degli utenti a cedere i propri dati personali come forma di pagamento dei servizi online:

circa 4 utenti su 10 sono consapevoli della stretta relazione esistente tra la concessione del consenso e la gratuità del servizio;

  • controllare la portabilità dei dati da una piattaforma all’altra:

solo 1 utente su 10 è consapevole dei propri diritti in materia di portabilità dei dati, mentre circa 5 utenti su 10 mostrano interesse ad ottenere una copia dei propri dati.

Sulla base di questi dati, le Linee Guida individuano una serie di punti nodali per cercare di preservare l’integrità dell’assetto concorrenziale del mercato in vista del grande squilibrio economico che la ritenzione dei big data da parte di pochi “colossi” societari potrebbe avere se non correttamente normata e controllata nell’ottica della preservazione del principio della libera concorrenza.

Sono undici i punti toccati dalle Linee Guida, ma alla base di ogni ragionamento o indicazione è ravvisabile la necessità che le tre Autorità che hanno partecipato al progetto favoriscano una sempre più stretta forma di cooperazione e collaborazione tra di loro data l’importanza e la “trasversalità” che i big data rivestono per il funzionamento dei mercati e per il benessere dei consumatori in tema di produzione, offerta e distribuzione dei beni/servizi.

Regolamentare normativamente (cfr. punto 1 Linee Guida) la disponibilità in capo ai grandi operatori digitali di enormi volumi e varietà di dati e, quindi, delimitare le incertezze circa l’esistenza o meno di barriere all’entrata e in uscita legate ai Big Data, potrebbe costituire un primo passo verso la determinazione del mercato rilevante nel quale le imprese sono in concorrenza tra loro, al fine di procedere, poi ed eventualmente, con l’applicazione del diritto antitrust

Sempre in un’ottica di interdisciplinarietà (cfr. punti 3, 4, 6, 7, 9, 10 Linee Guida), promuovere una policy unica e trasparente circa l’estrazione, l’accessibilità e l’utilizzo dei dati per la costituzione di un mercato unico digitale, ridurre le asimmetrie informative tra utenti e operatori digitali nella fase di raccolta dei dati, nonché tra le grandi piattaforme digitali e gli operatori che si avvalgono di queste ultime e aumentare sempre più le tutele dell’utente implementando la trasparenza delle informazioni a cui ha accesso e la qualità dei servizi, sarebbe auspicabile sempre per preservare il principio della libera concorrenza.

Attualmente, l’esistenza sul panorama globale di poche imprese che posseggono e raccolgono senza sosta e in tempi velocissimi enormi quantità di dati, fa comprendere come il mercato sia già sostanzialmente permeato da alcune posizioni dominanti.

Per questo motivo non possono essere trascurati gli effetti che la formazione di tali posizioni produca e sarebbe opportuno considerare quanto indicato dalle Linee Guida in tema di regolamentazione di conservazione e diffusione dei dati.

Quanto risulta dalle Linee Guida è la naturale evoluzione di quanto già previsto e dichiarato dalle Istituzioni dell’Unione Europea verso la creazione di un disegno di policy per il governo dei Big Data.

In particolare, nel gennaio 2017, la Commissione Europea con la Comunicazione intitolata “Costruire un’economia dei dati europea” si soffermava sulla ricchezza derivante dalla possibilità di sfruttamento di vari dati in una serie di settori a patto che, però, a tali opportunità i soggetti pubblici e privati potessero avere accesso liberamente. Sempre secondo la Commissione, le questioni dell’accesso e del trasferimento in relazione a dati non trattati o modificati dopo la raccolta, generati da macchine o da processi, sarebbero al centro dell’emergere di un’economia basata sui dati e richiedono, per questo, un’attenta valutazione.

E’ indubbio che in tema di big data e concorrenza più aumenta il flusso e il volume delle informazioni disponibili, tanto per i consumatori quanto per le imprese, maggiore è la trasparenza dei mercati.

Ciò che però potrebbe accadere in negativo è che la maggiore disponibilità di informazioni possa favorire pratiche collusive sulla determinazione dei prezzi o sulle condizioni di mercato o di persuasione occulta degli utenti/consumatori. Per questo l’operare del meccanismo concorrenziale dal lato dell’offerta potrebbe non essere sufficiente a generare informazione verificata di qualità, diversità e pluralismo, potendo produrre, in alcuni casi, forme di polarizzazione nella ricerca e nella diffusione di informazioni.

In sintesi sono questi gli elementi su cui si lavorerà nei prossimi mesi:

  • dotarsi di adeguati profili professionali (c.d. data scientists) in grado di individuare e comprendere al meglio i fenomeni distorsivi basati sull’utilizzo dei dati,
  • inasprire le sanzioni al fine di incrementarne il potere deterrente e
  • aumentare il livello di collaborazione tra loro con lo scopo di garantire una maggiore circolazione di informazioni sulle condotte potenzialmente illecite.

SCHEMA DEI PUNTI ANALIZZATI NELLE LINEE GUIDA (clicca sull'immagine per ingrandire)